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Scienza

Così il petrolio svela i segreti della terra

(pubblicato su Il Giornale, 13 Settembre 2005)

Il petrolio è un combustibile fossile perché si ritiene si sia raccolto negli attuali giacimenti per deposizione, nel tempo, di strati sovrapposti di vegetazione e di resti di organismi marini, poi trasformatisi per effetto del calore e della pressione. Qualcuno, però, ritiene invece che il petrolio faceva già parte della originale composizione del pianeta, e se così fosse la sua disponibilità sarebbe enorme, molto maggiore di quella oggi stimata.

Ad averci convinto della natura fossile del petrolio hanno concorso due fatti: (1) la presenza in esso di gruppi di molecole ottenibili solo dalla decomposizione della materia vivente, e (2) il suo manifestare attività ottica (ruota il piano di polarizzazione di luce polarizzata che ne attraversa un campione). Un’eventuale origine non biologica è stata esclusa per il fatto che quando la Terra era un pianeta allo stato fuso ogni idrocarburo presente sarebbe stato distrutto ben prima che la Terra si raffreddasse.

Senonché, oggi vi sono ragioni per ritenere che la Terra non era completamente fusa, per cui cadrebbe quel pregiudizio iniziale contro l’ipotesi dell’origine non biologica del petrolio. Inoltre, è stata scoperta la presenza di organismi batterici viventi in condizioni estreme (“estremofili”, appunto): temperature oltre i 160 gradi e profondità di diversi chilometri (con pressioni, quindi, sufficienti a mantenere l’acqua allo stato liquido). Sembra che la massa totale degli estremofili sia superiore a quella degli organismi viventi sulla superficie della Terra, e la loro presenza nei giacimenti petroliferi spiegherebbe le due ragioni che ci hanno indotto a ritenere il petrolio d’origine fossile. Si potrebbe però anche dire che proprio la loro presenza testimonia la pre-esistenza del petrolio, che essi dovrebbero utilizzare come fonte d’energia necessaria per la loro sopravvivenza. Infine, grandi quantità d’idrocarburi sono stati trovati in altri pianeti, e se la loro origine è non biologica in quei pianeti, perché non potrebbe esserlo anche sulla Terra? A chi ne è convinto non mancano le ragioni.

Innanzitutto, la composizione chimica del petrolio appare ben diversa (più ricca in idrogeno) da quella degli olii di origine vegetale. Poi, al contrario di quel che ci si attenderebbe, vi è sostanziale assenza di fossili nei giacimenti petroliferi. Inoltre, il petrolio si trova a tutte le profondità, e non a vari strati corrispondenti alle ere geologiche ricche di vegetazione. E quello estratto dalle maggiori profondità non manifesta attività ottica, mentre dovrebbe, se fosse d’origine biologica (come se gli estremofili abbiano potuto contaminare solo il petrolio meno profondo). Per di più, in molti casi è stato osservato che i giacimenti si riempiono spontaneamente dopo che il petrolio è stato estratto: la differenza di pressione dopo l’estrazione indurrebbe il petrolio sottostante (che non ci sarebbe se esso avesse origine fossile) ad emergere. Infine, il fatto stesso che esistono i diamanti (che sono una forma instabile di carbonio) significa che vi è carbonio puro a grandi profondità, ove le forti pressioni ne favoriscono la forma di diamante: ma come si giustifica la presenza di carbonio puro a quelle profondità? Una possibilità è che esso si separa durante il passaggio, attraverso rocce porose, di fluidi che contengono carbonio e che devono pertanto a quelle profondità (e pressioni) esistere.

Oggi sappiamo – se il petrolio fosse d’origine fossile, come crediamo – che in qualunque momento tra ora e il 2010 ne calerà la produzione, per poi esaurirsi nei successivi 30 anni. Non tanto per esaurimento delle scorte ma per le sempre maggiori difficoltà d’estrazione. La sua origine potrebbe però essere non fossile (e per saperlo bisognerebbe esplorare anche il sottosuolo di rocce non sedimentarie), ma non è tanto questo il punto. Checché ne dica la moda del momento, sappiamo anche che, per ora e per il prossimo secolo, l’impatto sul clima in conseguenza dell’uso dei combustibili fossili, sarebbe irrilevante, e fors’anche benefico. Se però le riserve fossero così gigantesche come la loro eventuale origine non fossile implicherebbe, allora la prospettiva di un loro uso senza sosta dovrebbe far sorgere fondate preoccupazioni. Non predisporsi per utilizzare alternative sarebbe la più grave delle azioni non compiute. E, al momento, vi è una sola alternativa competitiva coi combustibili fossili. Essa non è il solare, né tanto meno l’eolico, né i biocombustibili, né la fusione nucleare: l’unica è, piaccia o no, la fissione nucleare.